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TEATRO DEI SAPORI - Castelfranco Veneto (TV)

Powered by Sararlo 13 June 2008 ·

Questo breve Cameo è stato concepito, a suo tempo, per descrivere una realtà che poteva rivelarsi interessante, quella dei locali a Km.0. Il Teatro dei Sapori, assieme alla Trattoria Ballotta di Torreglia, nel padovano, è stato uno dei due fondatori di questo movimento, nato nel Veneto e favorito anche dalle istituzioni nonchè dalle associazioni del mondo agricolo. Tuttavia, in seguito, abbiamo avuto la sensazione che,  su questa intuizione potenzialmente interessante, si siano intrufolati anche alcuni "mercanti del tempio". La stessa proprietà, nei mesi a seguire, si è clonata con un gemello nell' alta padovana.

Castelfranco Veneto si appresta, tra due anni, a celebrare il 500.mo della dipartita del Giorgione.
Invero, in questo ridente borgo medioevale dalla ottocentesca – quasi intatta – cinta muraria, tutto è devoto al pittore che rivoluzionò l’arte figurativa del Rinascimento: a lui sono dedicate Piazze & Pizzerie, Licei & Scuole Guida, insomma, di tutto un pò, compresa la squadra di calcio.

Castelfranco è pure Città d’Arte, nomea valida a pieno titolo sul piano artistico, che diamine, ma pure, da poco, commercialmente riconosciuta.
Tradotto. Le botteghe sono aperte pure la domenica.
Il centro storico sta attraversando quel mutamento antropologico per cui, da quelle viuzze in cui, sino a poco pria, occhieggiavano botteghe di fabbri e calzolai, con i ragazzini alla  Cartier Bresson che giocavano a nascondino, ora è tutto un fiorire di botteghe sì, ma griffate da tirarsela alquanto e ristoranti, bistrò, enoteche, pensatoi enoici sulle 23... e trenta (ora di chiusura).

In tutto questo baillame, con evidente copertura culturale, c’è chi si è adattato, chi sopravvive, chi ha rilanciato il guanto della sfida.
Entro lo (scarso) chilometro quadro del quadrilatero murario et medioevale si è sviluppato un numero di coperti a ristoro che potrebbero sfamare tutto il circondario, e ancora altri vogliono aprire.
In pratica una cittadella Gastrò, manco fossimo sul set di astice channel.

Perché narrare di tutto questo?
Perché, forse anche così, si possono spiegare certe realtà.

Bepi Agostini è un buon artigiano di pignatta che calca la breccia locale da un trentennio, more or less.
Tempi addietro coeditava tale “Tamburello”, locale di altalenante virtù, guidarolizzato da chi più, da chi meno.
Staccatosi dal cordone ombelicale primigenio ha scelto da poco la propria personale strada, e l’ ha volutamente rendere a “KM. 0” dove, per tali, non si intende la banale routine, pedibus calcantibus, “casa-botega”, ma una scelta, se non di vita, almeno di marketing intelligente.

In altre parole.
Di presìdi e giacimenti protetti o tutelati se ne parla da tempo.
Della buona cucina di casa pure, come di storia e tradizione edibile.
Ci mancavano, per gli addetti ai lavori, la nouvelle cousine e le modernità associate.
Farne un mix legato al territorio, al gusto che va e viene, al mercato che è peggio dei Rollercoaster, richiede sagacia e talento ponderato.

Ecco allora che, il Bepi nostro, si è inventato, in questa cittadella giorgionesca del gusto, il suo Teatro dei Sapori.
La location è guapa assai.
E’ in front al settecentesco Teatro Accademico (sede continua di manifestazioni le più varie).
A due passi vi è “il Palazzo” dei poteri, con assessorati, sindaci e filiera associata.
Tribunale e legulei assortiti sono a meno di venti passi.
Che volere di più dalla vita? Un lucano, naa, qua tira meglio una “Sopa Coada”, purchè fatta come Giorgione comanda.

Il locale è moderno quanto basta. Arredi &Accessori sono il linea con il target prefissato.
Discreta farcia, nel vestibolo e alle vetrine d’acchiappo, con libri di storia locale, locandine di spettacoli e concerti prossimi e venturi, madia con i prodotti che madre natura offre all’intorno.

La Carta viaggia di un autoctonia generalista di buona volontà; la Wine.paper uguale.
La compila il commis più che un sommelier di ricerca sul terroir, comunque senza infamia e senza lode.

La proposta che vale la visita è, appunto, il Menù Degustazione a “Km.0”.
Varia di mese in mese, e quindi la stagionalità, la freschezza sono garantite.

Ci accoglie uno Storione del Sile all’ Olio su Cappuccio e Zucchine marinate.
Piatto fresco, piacevole, con riusciti equilibri di temperatura (dal tiepido Storione in giù) e di consistenze.
E’ noto che, come con il Calvisius in Val Trompia, così anche nel trevigiano c’è chi si è dedicato a far concorrenza beluga al Lago Balaton. Comunque il risultato non tradisce le attese.

Buona la Crema di verdure primaverili con prosciutto croccante.
E’, sostanzialmente, una crema pisella, con inserzioni di suino euganeo. Di scuola il contrasto salino e croccante con the ham, e comunque funziona.

Il Fagottino di ricotta e piselli su crema di Morlacco ci sta.
Anche se si eliminasse l’ involucro pastaceo del fagottino, tutte le altre creme e farce si fanno mischiare in un gradevole melting pot orgasmolettico.

Nella norma la Tagliatina di vitello al prosecco e timo con perle di mais bianco perla e fagiolini.
Di tutti, è il piatto più casereccio ma, nel contesto, non sfigura ed assolve il suo ruolo con dignità.

Da urlo il Budino di Pomi con Crema alla cannella.
Forse  la creatura più riuscita di questa Oh Calcutta ! targata made in Giorgione. 
Se ci fosse stato Franco Cazzamali l’avrebbe definita una tartare di Goldèn Delicioùs (si sa, è brembano), ma funzia come non mai, specialmente se abbinata alla Cannella Cream da Golden Globe.

A proposito di abbinamenti: un Terre Magre Rosè at the starting (label by Martellozzo), a seguire un Lison Classico Villa Castalda, e un Refosco della locale Manera Real Estate.

Il servizio, prevalentemente familiare, ineccepibile peraltro, denota segni  di responsabile compartecipazione gestionale, più che emotiva, alla mission del Giorgione’s Bepi, ma va bene così.

Vale la pena ricordare che si può fare comanda anche a ora tarda. In questo caso preparatevi però ad incrociare le fauci con riusciti vassoi di affettati, formaggi e degne confetture.
Nella bella stagione vengono approntati dei tavoli in una vicina stradetta acciottolata, chiusa per l’occasione, in un’atmosfera che fa tanto Montmartre (o Testaccio).

A cappello di codesto desinare a contachilometri bloccato, qualche riflessione a latere.

Il fenomeno del “Km. 0” è di ispirazione recente, e Bepi nostro è un antesignano, non solo sul territorio ma, ci sembra, anche a livello nazionale.
Sicuramente, accanto ad una indubbia sensibilità personale, si è abbinata anche una precisa scelta di qualificarsi in un mercato locale ipersaturo come anzidescritto.
Naturalmente stiamo parlando di una ristorazione normale; quella che lotta ogni giorno tra tavole stellate e low cost da discount aziendale.

Un’unica nota, un po’ goliardica, ma che ci sembra conseguente.

La piccola Carta del Degustazione “0 Km.” è più precisa del Radar di un Rally della Costa Brava.
Km. totali del Menù; Km. medi di ogni singolo piatto; Km. parziali dei singoli ingredienti.
Ci manca solo, per il navigatore di turno, di avere le indicazioni dei tempi di ogni prova speciale, pardon, volevo dire piatto.
Giusto per cronaca.
Abbiamo atteso lo Storione, dalla comanda, 8’29”, e lo abbiamo mangiato, sgommando alla fine sul piatto lucidato a nuovo, in 5’17”.
E, a seguire, possiamo fornire a richiesta relativa tabella di marcia de toda la carretera gourmeta.

Sarebbe interessante, invero, più che essere giustamente notarili sui kilo-metraggi, dare qualche indicazione in più sui fornitori della materia prima, che si presumono artigiani e non anonimi discount di periferia.
Per dirla sardonica. Non ci risultava che, in zona, ci fosse produttore di coscia prosciutta (Km. 7).
A domanda curiosa rivolta alla sosia di  Nicole Kidman, ritorna risposta (mediata via cucina), che provengono dai Colli Euganei (minimo 40 km. se percorsi in elicottero).
Mistero del Km.Zero.
Ma, forse, è anche l’unico.

TEATRO DEI SAPORI
Via Garibaldi, 17 – Castelfranco Veneto (TV)
Tel. 0423 – 722 575
Fax. 0423 – 493327
Mail: info@teatrodeisapori.it
Web : www.teatrodeisapori.it
La Cuenta : Km.0 a 40€ - Alla Carta un po’ più, un po’ meno.
Chiude il giovedì e il sabato a pranzo

 

 

 

Categoria: Sararlo Graffiti

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