Quella dell' Opificio di Pove e di Gabriele Gamberoni è stata una bella storia che ci piace vada ricordata in questi annales di gola. L' Opificio ha chiuso, ma alcuni suoi piatti, alcune sue atmosfere hanno lasciato un ricordo piacevole. Gabriele, ovviamente, tra le sue mille frenetiche attività continua a produrre il suo Olio.
Riuscire a trasformare in lavoro il proprio hobby e' un sogno che attanaglia l'uomo dalla notte dei tempi. Anche Adamo ed Eva, maldestramente, tentarono di fare i giardinieri.
In un'epoca in cui la ristorazione e' oggetto di attenzione da parte di calciatori e stilisti, evviva il ghiottone che salta il fosso e realizza il sogno che, almeno una volta nella vita, ha preso tutti noi forchettoni di passo o di nobile blasone.
Gabriele Gamberoni e' una figura singolare di Gourmet. Solido imprenditore in tutt'altro settore, e' conoscitore come pochi di Tables Gourmand un po' in tout le monde.
Gli amici piu' vicini, cioe' i peggiori, gli suggerivano, da tempo, di abbinare professione a gourmandise hobbivora. Complice il Socio di sempre, Mirco Gastaldello, i due, anni fa, hanno rilevato un vecchio stabile dai tratti napoleonici e lo hanno adibito a Restaurant.
L'Opificio di Pove, gia' dal nome, e' una dichiarazione d'intenti, laddove si puntualizza che, in tutti i vari passaggi, dal pane, alla pasta, ad altre amenita' onnivore, vi e' la mano attenta e trasformatrice de la maison.
A dispetto del nome del titolare, non si tratta di un locale crostaceo, in quanto "ciccia" regna sovrana, tuning Cazzamali, of course. Comunque, lische e squame sono ben presenti, poscia vedremo come.
Avvertenza per i lettori (ammesso che siano arrivati sin qui). Il Gambas e' omo di marketing e quindi, lungo il Menu', ci sono tutte le tecniche in uso per incuriosire prima e creare il bisogno, conseguentemente, di assimilare tal piatto e poi l'altro, e magari quell'altro ancora.
Irrinunciabile il Caviale del Brenta. Trattasi del prodotto di Trote ovarole del vicino rigagnolo che scorre lungo la Valsugana. Elaborate da mano sapiente, presentate, come fossimo alla corte dello Zar Vladimir, su nobile vettovaglia argentata, sono guape assai. Il Colore e' salmonato, la consistenza regala l'effetto pop corn. Il gusto e' acidulo quanto basta. Il Burro a latere e' di Capra del Grappa, e regge bene la tenzone. Un piatto divertente, bello da vedere, che, da solo, puo' fidelizzare alla mano e alla filosofia del locale.
Se si e' fortunati, piu' che raccomandati, puo' capitare di deliziarsi con il "Caviale" di Lavarello. Il Colore e' giallo oropaglierino, il gusto simile, il piacere della rarita' conseguente.
In stagione ci si puo' imbattere in un cotal AsparSushi, una Gamberonata per presentare asparagi in crudite', e non solo, abbinate all' Oleum che e' un' altra brand della Casa, oltre al far di Cucina.
Questa la spieghiamo subito. Pove del Grappa e', per tradizione, l' area dedicata all'olivicoltura piu' a nord d' Europa. Ivi, quindi, si trovano piante centenarie.
Il nettare che ne deriva e' di vaglia, oramai presente nelle piu' importanti tavole di Enotria. Delle tre linee, la piu' performante e', senz'altro, il Gamberoni N.5.
Chissa' se, quella volta, al fonte battesimale, Gabriele nostro ha pensato a giocare di sponda con l'allora piu' noto Chanel. L'Olio e' bono assai, tuttavia vediamo con difficolta' una Marilyn dei nostri giorni che dichiari che lei, tra le lenzuola, si corica avvolta solo di codesto N.5.
Viene proposto in tanti modi, all'esordio, per esempio, in versione salata, tanto per far vedere che non solo il burro presale' e' degno dello start di ganasce.
Nello specifico, la curiosita' e' che viene presentato entro un Pia, una ciotola di marmo, a ricordo che Pove e' stata la capitale europea degli scalpellini che hanno lavorato il marmo nelle maggiori cattedrali europee.
Sui Primi la scelta e' ampia e variegata. Il Classico della Casa sono Gli Stracci del Pellegrino (anche qui c'e' un preciso riferimento storico, ma gliss on, altrimenti pare di essere su Historic Channel), oppure Il Raviolo dell' Aia (le verzure cambiano di stagione in stagione). Ottimo il Risotto con Cozze, Gamberi e Porcini.
Azzeccatissimo, tra le calure estive, il Pomodoro al N.5, una specie di Gazpacho prealpino, con Zucchine marinate e una lieve presenza di Ricotta Caprina et fume'.
Anche sui secondi non si scherza, nel senso che vi sono le proposte forti e onnipresenti, cosi' come gli exursus virtuosi che conciliano marketing e sostanza.
Partiamo dai primi. La Bistecca (con l' osso). Qua non c'entrano ne' le Fassone Cazzamaliche ne' le filastrocche del Cecchini (entrambi habitue' della casa, comunque), ma ben scelte burline autoctone. Il segreto, oltre che nella perfetta frollatura e cottura alla brace (ovviamente fumante di legno ulivista), sta ancora una volta nell'oliata finale, di rango.
Oltrepassato il Front Plate dell' Opificio ci si puo' divertire assai altrove.
Ad esempio, con il Salutistico "Grammi Cento" : una Battuta rivisitata, Olio semper, con contorni di stagione, adesso, ad esempio, e' l'ora della "Fortaja", alias frittata, con Boletus Edulis.
Il Filetto Ninja e' piacevole. Giocando di fantasia e di padella, vi trovate un curioso assemblaggio tra "ciccia" e un robusto porcinaccio con gambo e cappella scomposte. Alle Galapagos sono piu' grandi, sicuro, ma qua ve la pappate con gusto mucho.
Fresco di qualche giorno e' un piatto che, dal Coco Gamberone, viene dichiarato ancora in progress, ma che , comunque, marcia gia' bene di suo. Si tratta della "LinguaLonga", una sonata in 3 movimenti laddove si incontrano altrettante interpretazioni di nobile inquilino di cavita' oralia.
Vi e' una specie di millefoglie abbinata a foie e pera brasata; un aspic con rigaglie dell'orto; il plus sono due cubazzi di polpa sovrana con cui si puo' giocare ad oltranza con grani di sale fume' o alla vaniglia o con una splendida mostarda di caponata. Molto divertente, e' un piatto sul quale si puo' lavorare ancora molto,
abbinando tecnica e fantasia che certo qui non mancano.
A los postres si puo' viaggiare tradizionali, ad esempio con un Tortino di Chocolat o una perfetta Diplomatica, ma il tocco goliardico lo si trova con un Mojito, chi altri se non una bavarese alla Menta con Granella & Granita al Rhum.
La Cantina e' fatta con occhio sapiente. Etichette del territorio, must irrinunciabili (per chi non si sente rassicurato se non vede almeno un Gaja o un Sassicaia), ma anche bocce di ricerca personale per iniziati.
L' Opificio e' una scommessa riuscita di chi, temprato in altre trincee del lavoro, ha saputo intelligentemente trasportare nella nuova attivita' il back ground primigenio, non scordando tuttavia il suo passato di Gourmet appassionato e quindi relazionandosi come tale con una clientela non solo fidelizzata ma anche rappresentativa di un bacino d' utenza di rassicurante estensione.
Gabriele e Mirco, smessi i panni di capitani d'azienda, la sera girano per i tavoli quasi fossero quegli studenti lavoratori dell' Italia d'antan. Onore al merito. Potrebbero starsene a turno alla cassa per monetizzare o briatorare ciondoloni per la sala come fanno molti, ma non tutti, si' che la passione, quella vera, quando c'e' risponde a criteri che trovano la loro motivazione altrove.
La Cucina, cui sovraintende il bravo Lino, e' bipartisan, non solo per la scontata scelta carneppesce, ma anche tra proposte rassicuranti (La Bistecca, il Filetto), e quelle per chi ha occhi e palato birbo (il "Caviale" e le altre Gamberonate a getto continuo).
La proposta vincente dell' Olio, la ricerca di fornitori d'eccellenza (Cazzamali, ma non solo lui) sono i punti di forza che superano abbondantemente un lay out forse un po' blase', Il mix che vi fa divertire con le ore che scorrono lievi si concentra, nei titoli di coda, in una cuenta che puo' anche starci sugli around 50Euro, more or less, ben spesi con l'allappo gaudente incluso aggratis nel servizio.
OPIFICIO DI POVE
Via Mercadella, 53
36020 Pove del Grappa (VI)
Tel. 0424 - 808509
Chiude il sabato a pranzo e la domenica
Ferie: 3 settimane in Agosto
www.oliwone.it
Gastrorgasmi a partire da 50Euro
Categoria: Sararlo Graffiti
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