Dizionario Sararlo-Italiano

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VINITALY 2008

Powered by Sararlo 03 May 2008 ·

Questa è divertente. Può capitare, a volte, oscure firme del mondo virtuale, di essere chiamati ad essere gosth writer per cose importanti e ufficiali. Questa è capitata in occasione del Vinitaly 2008, per la chiosa inaugurale da parte di un personaggio, pubblico, di un certo peso ...

Presentare una manifestazione come il Vinitaly deve essere una gioia per me, che ho l’onore del saluto ufficiale in qualità di Presidente (omissis), ma anche per voi, operatori del settore:  dalla produzione, alla comunicazione, al consumo.

Ecco allora che, non tanto per un’opera di generosità, ma di pari opportunità reciproche, non sto qui a tediarvi con statistiche, numeri, citazioni di quella legge o quel provvedimento.
Su questo l’ efficacia degli uffici stampa della Fiera di Verona potrà essere puntuale, precisa, esauriente.

Mi ritaglio pertanto il ruolo di ospite, ma anche di uno di voi, con un occhio attento, come amministratore, alle diverse risposte che ognuno di voi si attende, nel settore che gli compete.

Penso che sulla qualità del vino italiano non vi siano più dubbi; non solo mi hanno assicurato che non si usa più il metanolo, ma nemmeno la diossina.

  Ho letto le cose più disparate su come si fa il vino al giorno d’oggi: dalle botti di rovere (le famose barrique) si passa egregiamente alle lavorazioni biologiche, biodinamiche.
 Un amico mi raccontava che c’è, addirittura, qualche fondamentalista della vigna  che va a rifornirsi di anfore nientemeno che nel Caucaso, là dove si dice sia nata la primigenia coltivazione della vite.

  Credo che, a parte gli uffici marketing o qualche sommelier dall’ approccio scientistico, a noi consumatori questo interessi un po’meno.
L’ importante è che il vino sia  buono, sano, piacevole.
 
 Qui ci sono in esposizione vini di tutto il mondo. Un saluto cordiale a tutti quegli operatori, quei produttori, che hanno percorso molta strada per far conoscere le loro etichette (non solo del vino, ricordiamolo, ma anche dell’ Olio); che hanno scelto Verona come punto d’incontro elettivo, qualificato come pochi a livello internazionale per uno scambio che superi le frontiere.

  Tuttavia, come italiano, e come Veneto in particolare, devo avere anche un’ occhio di riguardo, spero me lo consentiate, per le nostre produzioni: per la loro salvaguardia, così come per la loro valorizzazione.

Un impegno che riguarda tutti, legislatore in primis, per tutelare, oltre alla qualità del prodotto, anche le singole specificità territoriali.

  E’ nota la storia del Tocai, che ha visto privato il Friuli del nome di un suo vino che né è parte storica, oltre che culturale. Il copyright ci è stato scippato dagli ungheresi, con tanto di pedigree certificato. Ma come, appena entrati nell’ unione europea, non avevano qualcosa di meglio da fare ?

 Ecco, su questo dobbiamo vegliare con più attenzione, nel futuro.

  Così come, a livello internazionale, i legislatori (o gli scribi di qualche ufficio burocratizzante) spesso fanno un po’ di confusione, cercando di semplificare, in realtà  appiattendo, in nome della globalizzazione, peculiarità che non possono essere ignorate.
Sapete meglio di me, senz’altro, che in certi mercati importanti, per “far prima” bàrricano il vino con i trucioli….
Una tecnica che un amico, un illustre collega di voi giornalisti presenti, ha definito, non ha torto, la storia dei vini di pinocchio.
Come possiamo allora far conciliare due mondi ? Quello di chi procede alla ricerca del prodotto ancestrale, andandosi a cercare le anfore nella caucasia, e quell’altro che, invece, per la fretta, chiamiamola benevolmente così, passa prima in falegnameria.

Ecco, questi sono i conti che a me non tornano.

Conti che vogliamo tornino a tutto campo invece, e che sappiamo positivi per quanto riguarda l’export, l’affermazione del nostro prodotto all’estero, sui mercati dove la griffe del made in Italy non può essere data automaticamente per scontata, specialmente in quei settori di mercato nei quali il prezzo può fare la differenza, penso quindi alla G.D.O.  (come gli economisti chiamano la grande distribuzione organizzata), più che alle Enoteche o ai Ristoranti, che portano più blasone, prestigio, certamente, ma sono anche più deboli, forse, nel sostenere numeri, produzioni dall’ offerta molto variabile, pur sempre entro i parametri di una qualità indiscussa.
  In Cile, in Australia sappiamo che ci sono ottimi vini, tuttavia proposti a costi inferiori.
  A proposito, ho letto con un po’ di preoccupazione che anche in Cina stanno cominciando a prendere in considerazione l’idea di fare vino, parlo di vino vero.
C’era una tradizione europea nella zona di Shangai.
Chissà, nel caso, cosa si inventeranno.
Certo, uno può dire che, dopo aver letto del prosecco in lattina,
c’era da aspettarsi di tutto. Vedremo.

 Tuttavia le voci dell’export del vino italiano rappresentano una realtà positiva, che abbiamo il dovere di sostenere.
Io non sto qui a fare nessuna imitazione.
Ma anch’io, qui come sempre, insisto nel concetto e quindi dico che “dobbiamo fare squadra”; la necessità di fare sistema è una verità assoluta.
E lo sarà sempre di più.
Non tutti, parlo della politica, se ne sono accorti, al di là delle parole.
Può fare sistema la nazione, la regione; possono essere sistema network che vedono i produttori associarsi tra di loro. Non è certo la fantasia che ci manca, ma a volte il metodo questo sì. Metodo che permette di incidere anche nei costi, per ottimizzare quello che gli economisti chiamano rapporto costi benefici.

Il rapporto costo qualità è già nostro favore.
Abbiamo solo il compito di farlo sapere, di più e meglio.
Ecco allora che, al moltiplicarsi delle iniziative, della presenza  italiana nel mondo del vino, nelle sempre più manifestazioni che si organizzano e che ci vedono protagonisti noi, come autorità, dobbiamo facilitare il lavoro di questi nostri veri e propri ambasciatori. E’ il loro lavoro che ci crea un ritorno di ricchezza, di immagine che non può che riverberarsi  positivamente su tutto quanto riguarda l’ offerta di un turismo che, in Italia,  non ha eguali al mondo.

  Dove potete trovare tale valore aggiunto frutto della nostra storia, della nostra arte, dell’architettura delle città,  come dei paesaggi e perché  no, della tavola e quindi del vino che ne è parte imprescindibile.

Attraverso il vino possiamo apprendere storie di uomini, di produttori, di tradizioni e quant’altro… fin quasi ad ubriacarsene,… e la battuta è voluta, riferita a quella ricchezza infinita che ci troviamo per le mani e che non sempre riusciamo a valorizzare come merita.


 Si parla tanto di distretti. C’è il distretto della sedia, il distretto della bicicletta, addirittura si sta profilando quello delle nanotecnologie.
  In realtà l’Italia si può considerare un unico grande distretto del vino, e qui a nord est ci possiamo considerare, credo a ragione, in prima fila, protagonisti e attori responsabili.

  Già la responsabilità.
  Noi, come amministratori, abbiamo vari compiti; ci sentiamo responsabili di vari impegni, che sono quelli che, un po’ succintamente vi ho ricordato e che credo condividiamo in pieno. Tuttavia, non dimentichiamo che dobbiamo anche farci promotori responsabili dell’approccio responsabile, uso il gioco di parole, a questo splendido mondo che ci vede collante comune tra  noi, qui, a Verona.

 Sono sotto gli occhi di tutti gli effetti negativi che l’uso senza senno del vino può avere sulla salute, sulla sicurezza stradale, non ultimo sulla sicurezza nel mondo del lavoro.

Ecco, anche questa è una bella sfida, da affrontare con realismo, attraverso l’educazione e la responsabilizzazione, soprattutto dei nostri giovani.

 I mezzi, le conoscenze, le vie per fare assieme questo percorso non ci mancano e  passano attraverso l’impegno, la professionalità di tutti noi, qui protagonisti: istituzioni, produttori, mondo dei media, per finire ai consumatori finali.

 Bene, grazie a tutti voi, buon lavoro, buon soggiorno a Verona.

Categoria: Sararliche

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